C’è grande dibattito, in questi giorni, su bambini ed adozioni e adozioni da parte di coppie omosessuali. Permetterle o no? Sembra che il testo di legge proposto dal Governo alla fine verterà sulla possibilità di adottare il figlio minore del partner omosessuale. A ben vedere, la prima volta che abbiamo sentito parlare di una adozione da parte di un genitore dello stesso sesso del figlio dell’altro, è stato un paio di mesi fa, in una sentenza esplosiva del Tribunale dei Minorenni di Roma.
Il Presidente del Tribunale che ha emesso la sentenza, Melita Cavallo, è magistrato molto esperto in materia di minori. In passato è stata presidente della Cai, commissione per le adozioni internazionali, e in seguito al ministero della Giustizia come Capo dell’Autorità Centrale per la tutela dei minori. Tanto esperta, da potersi permettere un provvedimento tanto audace. “Si, la consolidata relazione affettiva adulto/minore autorizza l’adozione speciale”.
Bisogna premettere che il nostro codice ha leggi particolarmente restrittive in materia di adozione, normalmente è richiesto lo stato di coniugo che duri da almeno 3 anni: in pratica per il nostro ordinamento possono adottare solo le coppie regolarmente sposate da almeno 3 anni. Quindi i single non possono adottare e tantomeno le coppie omosessuali.
E’ prevista poi un’adozione di tipo speciale, detta “adozione in casi particolari” che contempla, ad esempio, l’ adozone da parte del coniuge del genitore naturale, o dei parenti entro il sesto grado. E’questa fattispecie che è stata applicata nella sentenza del Tribunale di Roma.
Nel diritto minorile è sempre lasciato ampio margine di discrezionalità al giudice, in quanto il superiore interesse del bambino può sempre richiedere che vengano adottate misure straordinarie ed urgenti, particolari.
Il legislatore lascia quindi al magistrato la possibilità di valutare casi specifici nei quali, seppur in assenza dei requisiti per l’adozione richiesti dalla legge ordinaria, sia nel superiore interesse del minore rimanere nel contesto di vita a cui è abituato, con le persone, sposate o meno che siano, che per lui rappresentano solidi punti di riferimento affettivi.